Giovanni Verga

La vita o si vive o si scrive, io non la ho mai vissuta, se non scrivendola.

Luigi Pirandello

Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.

Giovanni Verga


Tormento Comune

TORMENTO COMUNE

Esordio della serie postato in primis sul forum ufficiale del manga Kirarin Revolution. Specchio della tipica relazione adolescenziale, ricca di contenuto sintattico e basata sul tema dell’amore. Composta da ventisette capitoli, visualizzata 3477 volte, tipica nenia dolciastra del primo vero amore.

Capitolo 1

Kilari stava pensando immersa nella sua vasca da bagno. Si era conclusa un’altra giornata di lavoro e i suoi pensieri erano più ingarbugliati che mai. Non sapeva più cosa pensare, circa Hiroto.
Si era quasi convinta di volergli bene, complice la forte stretta al cuore che aveva provato quando l’aveva abbracciata in riva al mare.
- Na-san…cosa devo pensare? – commentò Kilari reggendo la testa tra le mani avvolte in un discreto strato di schiuma da bagno. Non aveva mai pensato tanto intensamente ad un ragazzo, neanche quando era convinta le piacesse Seiji.
Na-san non rispose leggendo il turbamento negli occhi della sua padroncina.
Kilari tuffò la testa sotto l’acqua. Sperava che, almeno così, il volto enigmatico di Hiroto, e il forte smarrimento che la stava travolgendo, scomparissero per un po’.
Na-san si lisciò i baffi e prese tra le zampe la mano di Kilari. Voleva suggerirle di uscire a fare una passeggiata:- Na!
- Giusto! – Kilari si illuminò improvvisamente – forse riuscirò a calmarmi un po’.
Dieci minuti dopo si preparò per uscire a prendere una boccata d’aria. Indossava una semplice canottiera a righe orizzontali, lunga fino al ginocchio, dei leggins e non aveva nemmeno legato i capelli, ancora parzialmente bagnati. Voleva riposare. Eliminare il pensiero che la tormentava, distruggere per un po’ quell’inquietudine che la stava facendo impazzire. Per quella sera, era la sua missione.
- Forza, Na-san – incitò il suo gattino con un sorriso.
Uscì dalla porta di casa e cominciò a camminare assaggiando l’aria a lunghe boccate. I suoi pensieri confusi stavano pian piano dipanandosi, lasciando spazio ad una più confortevole sensazione di pace liberatoria. Non era poi così male, l’attività fisica.
Da quando era diventata un’artista aveva sempre meno tempo per dedicarsi al “tempo libero” che eventualmente impiegava dormendo ( o mangiando).
Era talmente intenta a pensare che camminava a testa bassa, senza guardare dove andava. Quando si decise a guardare dritto si ritrovò in un luogo a lei totalmente estraneo:- Accidenti, Na-san! E adesso?
Kilari però riconobbe vagamente la zona. Iniziò a spostare gli occhi ed esaminare il luogo.
- Kilari? – chiese una voce familiare alle sue spalle.
La ragazza si voltò. Aveva parlato la persona che avrebbe voluto vedere di più al mondo come escludere categoricamente. Hiroto stava in piedi davanti a lei, a fissarla intensamente.
- Tutto bene? – domandò passandosi una mano sui capelli.
- S-si – rispose imbarazzata Kilari – credo di essermi persa.
Però, alzando lo sguardo e incrociandolo con quello di Hiroto, ebbe un flashback fulmineo, suggeritole dagli occhi intensi del ragazzo. Sapeva, tutt’un tratto, dove si trovava. Poco accanto, abitavano cinque fratelli Kazama.
- C’è qualcosa che ti preoccupa? – intervenne Hiroto vedendo Kilari tanto silenziosa.
- No…cioè si…ma – Kilari fece una tale confusione da non capire nemmeno che stava dicendo.
Hiroto le portò un dito alla bocca:- ti riaccompagno io.
Kilari non sapeva cosa dire e arrossì violentemente.
- Senti Kilari – disse improvvisamente Hiroto dopo qualche metro di strada – devi sbrigarti a dichiararti o Seiji non capirà mai che ti piace!
Nel dirlo Hiroto sentì una stretta allo stomaco: ripeterlo ogni volta gli faceva male, ma era l’unico modo per indurre Kilari a fidanzarsi con Seiji e dimenticarla. Era infatti convinto che la ragazza fosse innamorata dell’amico, ma non poteva sapere che i sentimenti di quest’ultima erano ben variati. Allo stesso modo, Kilari ci restò male. Se solo avesse potuto sfogare quello che la faceva uscir di senno…ma non poteva. Non voleva creare altri imbarazzi a quello che ora, era il ragazzo che amava.
Na-san, dalla testa di Kilari stava quatto, quatto a osservare la scena.
I due ragazzi rimasero in silenzio per un po’, poi Kilari mormorò:- non ne sono molto convinta.
- Di cosa? – chiese Hiroto avendo perso il filo del discorso.
-Di volermi dichiarare a Seiji. È così deprimente sapere che alla persona che ami non interessi – ammise Kilari alzando lo sguardo e indirizzandolo agli occhi scuri di Hiroto.
Il ragazzo aveva voglia di arrossire, ma si trattenne:- Kilari, avanti. Non gettare la spugna. Magari tra qualche tempo la questione si ribalterà…
Kilari si fermò improvvisamente:- Hiroto, francamente…
Il ragazzo, fermatosi a sua volta, attese con impazienza il seguito della frase.
- Penso che…i miei sentimenti…
Sul volto di Hiroto si era creata una tensione visibile a chilometri.
- Siano cambiati.
- Cosa?- commentò Hiroto incredulo.
Kilari abbassò la testa ancora una volta :- lascia stare.
Proseguirono in silenzio funereo fino a quando non giunsero davanti il cancello di casa Tsukishima.
Kilari salutò:- grazie mille, Hiroto, ciao.
Il ragazzo si limitò ad alzare la mano in segno di saluto, e le voltò le spalle.
Dopo quell’incontro, i sentimenti di entrambi erano ancora più ingarbugliati.
Una volta in camera sua, Kilari si chiuse la porta alle spalle e cadde sulle ginocchia. Era in preda ad un’incertezza tale da mettersi ad urlare, ma senza che lo volesse , o tanto meno immaginasse, una lacrima le rotolò giù per la guancia sinistra. A seguirla, un’intera pioggia. Altro non erano che sentimenti tramutati in lacrime, che liberavano il corpo e la mente di Kilari, servendosi di un’indubbia forma di stille lievemente salate.

Capitolo 2

Era giunto il mattino.
Kilari aveva passato tutta la notte a rigirarsi tra le lenzuola, vittima di un’estenuante logorio. La luce fresca del mattino filtrava tra le persiane andando ad illuminare la ragazza in pieno viso. Quel chiarore dalla bellezza così effimera, andava a sottolineare con inevitabile fermezza la stanchezza che segnava il bel volto della ragazza.
Non le era mai capitato di struggersi così per un ragazzo, e non era la prima volta che se ne rendeva conto. Diede un’occhiata stanca alla sveglia. Le lancette ticchettavano ligie, segnando le sette e un quarto. Na-san si era svegliato in contemporanea con la ragazza e, desideroso di capire il motivo di quella così precoce levata, si mise a fissare Kilari negli occhi, cercando di estrarre a forza qualche piccolo indizio.
– Credo sia meglio scendere a fare colazione – mormorò Kilari cercando nel cibo la salvezza.
Sorseggiò lentamente il caffelatte dalla sua tazza a forma di Na-san e addentò una dopo l’altra una serie di fette di pane tostato, ricolme di marmellata.
- Avevo dimenticato il potere curativo del cibo! – sorrise raggiante Kilari.
Pareva aver riconquistato la sua solita carica. Le piaceva pensare che ogni nuovo lavoro fosse come una sfida, e aveva accettato ben volentieri la serie di ingaggi in programma per il giorno stesso, che Muranishi le aveva proposto. Chi poteva saperlo, magari avrebbe potuto distrarsi un po’. Specialmente da Hiroto, la causa che la portava a tormentarsi senza sosta. Per quel che ne sapeva, gli Ships avevano la giornata piena, quindi, aveva pensato, nessun incontro molesto.
Le era stato ordinato di non truccarsi o vestirsi in maniera particolarmente curata, a quello avrebbero pensato i truccatori e gli stilisti addetti. Kilari sapeva che si trattava di un incarico come modella ma i dettagli non le erano stati ancora chiariti.
Uscì di casa con addosso una semplice gonna e una felpa, si fece pettinare da Na-san e annunciò :- Forza, amico mio,è ora di avviarci al lavoro!
Cibandosi, pareva aver riacquistato il buon umore; era tranquilla, i suoi grandi occhi chiari si guardavano attorno con aria curiosa, riflettendo il chiarore mattutino.
Kilari decise di allungare la strada d’andata percorrendo la più lunga, giungendo così di fronte all’edificio Muranishi verso le otto, anche se l’appuntamento prefissato era per mezz’ora dopo.
Ne approfittò per prendersela comoda. Salì le scale senza prendere l’ascensore, cosa assai rara, e assaporò lentamente l’odore familiare dell’agenzia. Si ricordò del primo colloquio con Muranishi, con Seiji e Kame-san…e con Hiroto.
Kilari si schiaffeggiò:- accidenti! Devo smetterla di pensarci!
Raggiunse l’ufficio del presidente con le gote rosse (conseguenza piuttosto prevedibile dopo una presa a sberle di quel calibro) e socchiuse la porta.
- Kilari, che piacere. Vedo che sei qui in anticipo…- le sorrise Muranishi.
- Sa, è stata una cosa insolita, ma oggi non ho potuto resistere dallo svegliarmi presto. Cosa strana, non trova? – spiegò Kilari.
Il presidente si mise a ridere e fece accomodare la ragazza davanti alla sua scrivania:- iniziamo allora a parlare dell’ingaggio di oggi. Come sai, si tratta di un servizio fotografico in cui poserai. Mi dispiace, ma non mi hanno spiegato con chiarezza a cosa si rivolgerà il tema. Comunque, sarai affidata ad uno staff di truccatori e stilisti di professione elevata, che penseranno a cambiare il tuo look in base alle esigenze del fotografo. Dimmi, ti piace l’idea? O no?
- Sicuro! – esultò Kilari che non vedeva l’ora di cominciare.
- Per il resto, gli impegni di oggi saranno i seguenti: firmare autografi per i fan, una comparsata in un talk show e girare uno spot per la nuova linea cosmetica per capelli – spiegò paziente Muranishi.
“Sarà meraviglioso” pensò felice.
Muranishi accompagnò Kilari nello studio dove avrebbe dovuto posare. Uno staff di truccatrici, estetiste e parrucchiere la aspettava sul retro e la invitò a sedersi.
- Ciao Kilari – la salutò una donna sulla trentina – dovremmo truccarti più volte oggi, ti prego di aver pazienza!Inoltre cambierai molto spesso costume - e le sorrise.
- Costume? – chiese Kilari un po’ preoccupata.
- Cara non te lo hanno detto? Accidenti…bè, te lo spiego io. Poserai per un articolo di moda relativo all’estate e indosserai mise attinenti, come appunto bikini o abbigliamento da spiaggia…- chiarì la donna continuando a sorridere.
- Bene – cercò di sorridere Kilari, anche se in realtà era preoccupata. Aveva una strana sensazione addosso.
- Qualcosa non va, cara?- intervenne un’altra donna piuttosto giovane.
Kilari aveva in realtà una strana paura, ma decise di negare:- n-no, tranquilla!
Pochi minuti dopo il fotografo la invitò ad entrare in una stanza piuttosto ampia, dedicata ai servizi fotografici. Una volta averci messo piede, Kilari non riuscì a distinguere in maniera nitida ciò che le stava attorno, a causa dei potenti fari che l'erano puntati contro. Indossava un bikini a pois arancione, e un pareo. In testa, un cappello in paglia e, in mano, un bicchiere colmo di un curioso liquido arancio profumato di frutta.
- Posso berlo? – chiese con un lampo goloso negli occhi.
- Certo, durante il servizio però – le rispose il direttore della rivista.
Kilari ne avvertì solo la voce, ma era troppo impegnata a gustarsi il suo drink con gli occhi, per dare un occhiata tutt’intorno.
Aveva sotterrato la sua sensazione di inibitezza e cercava di mostrarsi spigliata, anche con addosso quella mise così poco coprente.
D’un tratto la porta dello studio si aprì e due figure fecero capolino.
- Non capisco cosa ci veniamo a fare, qui!
- Via, Hiroto, siamo venuti a vedere Kilari! Di che ti lamenti?
Kilari ebbe un tuffo al cuore: aveva distinto le voci, e anche bene. Seiji e Hiroto. Cos'avrebbe fatto, adesso?

Capitolo 3

Kilari si sentì mancare improvvisamente. In quel momento, solo un pensiero le si faceva spazio tra gli altri. Solo uno. Ed era Hiroto. Sentiva il cuore battere, incessante, in maniera quasi dolorosa.
Era in soggezione: strinse la mano destra sul delicato bicchiere in cristallo che reggeva. D’un tratto la voglia di assaggiarne il contenuto, era svanita, appassita miseramente. Come la scintilla che i suoi occhi avevano recuperato. Non sapeva tradurre i suoi sentimenti; ai suoi occhi parevano lunghi codici senza significato.Nascose il volto imbarazzato sotto il cappello di paglia.
Allo stesso tempo, Hiroto (che in un primo momento stava combattendo contro la caparbietà di Seiji e così facendo non aveva notato) nel vedere Kilari così poco vestita rimase paralizzato. E arrossì talmente tanto da dar l’impressione di avere la febbre alta.
- Hiroto? Hiroto! – lo chiamò Seiji un po’ preoccupato.
Dopo un momento di mancamento il ragazzo si decise a uscire dalla catalessi.
- Dì la verità, Hiroto. Ti piace, non è vero? – sussurrò Seiji avvicinandosi all’orecchio dell’amico.
A Hiroto venne un accidente :- che?!
- Non è meraviglioso quel bikini? Vero Kame-san? – sorrise Seiji guardando la sua tartaruga.
Hiroto si mise una mano sul cuore: “che razza di colpi!” si scoprì a pensare.
Non capiva però, se quell’affermazione di Seiji si rivolgesse davvero al bikini, o fosse un piccolo avvertimento. Temeva che Seiji, in realtà , avesse toccato quel tasto del suo cuore chiamato “Kilari”. Se così fosse stato, non avrebbe saputo che fare.
- Kilari? Sei tra noi? – chiese sorridendo il fotografo.
- Certo! Sa, è l’emozione! – cercò una scusa Kilari.
Tuttavia la ragazza era a disagio, e Hiroto lo vedeva benissimo.
Kilari alzò lo sguardo che andò a fondersi con quello di Hiroto. Stava impazzendo, voleva urlare. Mentre si rodeva tra i suoi pensieri, Hiroto si rese conto che Kilari era come paralizzata. E continuava a evitare di guardarlo negli occhi. Allora, rendendosi conto di non riuscire a sopportare la vista nemmeno lui, si convinse a uscire. Aveva le mani madide di sudore.
- Seiji, ho sete, esco un attimo a bere, ok? – avvisò Hiroto.
- Bene – sentenziò Seiji senza staccare lo sguardo da Kame-san.
Hiroto si chiuse la porta alle spalle.
Kilari si convinse che Hiroto le avesse fatto un favore, ad andarsene, e diede il massimo concentrandosi sul lavoro programmato.
Hiroto era solo nel corridoio desolato degli studios; si poggiò al muro stappando la bibita che aveva scelto. Chiuse gli occhi per un attimo cercando di concentrare le sue attenzioni sul sapore frizzante del liquido che stava assaporando. Osservò l’orologio: erano già le nove e mezzo. Il servizio sarebbe finito alle dieci. Il suo cuore aveva iniziato a battere, cosa assai anomala, in uno come lui. Preferì sedersi, travolto da un profondo smarrimento, che immaginava , anzi ne era certo, era dovuto a Kilari.
Muranishi intanto era sempre più felice, ammirava il modo testardo di lavorare di Kilari. In un’ora scarsa si era impegnata dando il massimo e facendosi scattare talmente tante foto da far impressione. Era davvero una gran lavoratrice.
Il fotografo continuava a complimentarsi, e con lui il regista. Un vero successo. Kilari si stava impegnando al massimo, senza opporre resistenza a nessun commento od osservazione.
Al termine dell’orario stabilito tutti si complimentarono con Kilari:- brava, sei stata molto professionale.
- Sono felice di esservi piaciuta. Ora vado a cambiarmi, arrivederci – sorrise Kilari.
Hiroto era stufo di rimanersene solo a far nulla. Decise di uscire a prendere una boccata d’aria.
Mentre attraversava il corridoio che dava sui camerini, ebbe una sorpresa. Aprendo la porta del suo, Kilari le era piombata tra le braccia.
- Hiroto…mi dispiace - si scusò Kilari aspettandosi che il ragazzo si arrabbiasse (come al solito).
Al contrario, Hiroto la guardò e inaspettatamente la strinse a sé. Kilari non sapeva che cosa pensare e arrossì selvaggiamente.
Hiroto la lasciò all'improvviso:- scusami…mi dispiace!
E proseguì il suo cammino a passo svelto, lasciando Kilari sola con i suoi dubbi e una mano sul cuore, che batteva con tanta foga da farle scoppiare il petto.

Capitolo 4

Kilari non aveva la forza di muoversi, riusciva a malapena a stare in piedi. Dopo che Hiroto l’aveva abbracciata, si sentiva avvolta da un lieve tepore, che pareva non volerla abbandonare.
La sua mente cercava di divincolarsi dal pensiero del ragazzo, che a sua volta , pareva non volerla abbandonare. Per Kilari era tutto così complicato da non capirne nulla. Vide Hiroto allontanarsi tanto velocemente da pensare stesse correndo. Ma non volle sopportare oltre: era stufa di quell’inquietudine persistente della quale era preda. Voleva dare una svolta alla situazione.
Decise di parlargli. Così, raccogliendo tutto il coraggio che le rimaneva, si mise a corrergli dietro.
Le sue gambe da gazzella raggiunsero l’altrettanto veloce Hiroto:- Hiroto! Ti prego, fermati!
Ma il ragazzo, resosi conto d’aver seguito troppo l’istinto, si rifiutava di obbedire, immensamente imbarazzato.
Al che, Kilari non ebbe alternativa : per bloccarlo, raccolse tutte le forze che aveva in corpo e lo circondò con le braccia. Non le pareva vero. Stava abbracciando Hiroto.
Il ragazzo, finalmente, si fermò. Dopo qualche istante in funereo silenzio, Hiroto disse:- Scusami, Kilari. Dimentica quello che ho fatto.
- Perché? Credi che sia intenzionata a farlo? – rispose Kilari guardandolo dritto negli occhi.
Hiroto non rispose ma arrossì selvaggiamente. Dopo poco non seppe dir altro se non :- scusa.
Sentendo con orrore d’aver le lacrime agli occhi, Kilari non ci vide più:- Smettila! Non capisci proprio niente!
Kilari corse via, lasciando solo il ragazzo. Hiroto si stava tormentando alla stessa maniera di Kilari e avvertì un’amara fitta al cuore.
Intanto, Kilari correva senza pietà per se stessa. Correva per sfogarsi, per dimenticare. Come il suo cuore, il cielo si oscurò. La pioggia iniziò a scrosciare sul terreno con improvvisa violenza. Ormai priva di considerazione, Kilari si lasciava sferzare il viso da quelle lame di consistenza liquida, senza opporre alcuna resistenza. Le lacrime continuavano a marchiarle il viso, pallido e disorientato, con una continuità quasi deterrente. Le sue gambe lunghe quasi spinte da forza indipendente, correvano in stentato equilibrio sul marciapiedi fradicio, senza rallentare. Ansia.
Kilari quasi non respirava; non aveva mai corso tanto in tutta la sua vita, tanto meno a quella velocità. Si sentiva addosso uno strano bollore, ma non si fermò, anche se il suo cuore implorava il contrario. Chiuse gli occhi. Poteva avvertire i battiti cardiaci in ogni parte del corpo.
La vista le si faceva sempre più debole, la vista perdeva di nitidezza. Accecata, inerme, oppressa dal suo stesso vittimismo.
Non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto. All’improvviso una figura le si parò di fronte. Due braccia la afferrarono con delicato fervore, mentre un petto piuttosto forte prese su di sé l’intero peso del suo corpo. Fu come uno schianto. Un impatto violento, ma dal tatto vellutato. Pura contraddizione. Le parse di essere avvolta. Da uno strano calore, dolce, consenziente, familiarmente materno. Si sentì svenire.
- Finiscila, Kilari. Fermati.
- Levati! Và via! – gemette Kilari mettendo a fuoco ciò che i suoi occhi vedevano, ossia Hiroto.
- Smettila – ripeté il ragazzo con agghiacciante inespressività. Kilari aprì la bocca quasi intenzionata dir qualcosa, ma senza lasciarle il tempo di replicare, Hiroto le prese il viso tra le mani e la baciò.
Gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono, fondendosi assieme come una delicata mousse, al sapore dolciastro di accondiscendenza.
- Non fraintendermi, Kilari. Io non ti amo – mormorò Hiroto con tono agghiacciante.
- Và a dichiarati a Seiji e lasciami in pace – concluse abbassando la testa.
Kilari, rimasta in un primo momento senza parole, rispose con voce roca:- Sta’ zitto! Sei solo uno sciocco.
Scansandosi con violenza, la ragazza riuscì a liberarsi e scappare via. Trascinata, accompagnata con miete dolcezza dalla mano del vento,ma infervorata,ansante.
Hiroto non la fermò né tanto meno volle girarsi. Convinto del fatto che a Kilari piacesse Seiji stava convincendosi in maniera assoluta di odiarla. Il suo volto, da sotto il cappuccio della felpa, iniziò a rigarsi di lacrime. Si odiava per aver affermato una tale falsità ma il suo compito era eliminarne l’esistenza dalla sua mente. Anche se era una lotta dolorosa contro se stesso. E lo sapeva.
- Sono uno sciocco…lo so – disse Hiroto una volta rimasto solo – perdonami…Kilari.
Rossa in viso, disarmata e sfigurata dal pianto Kilari continuava la sua lotta contro il tempo. Voleva lasciarsi cadere sul suo letto a lei tanto caro il prima possibile.
Nuovamente, una mano l’afferrò.
- Basta, Hiroto! Ti ho detto di lasciarmi in pace!- Kilari non si girò nemmeno.
- Kilari, che succede?
Voce dolce, tiepida. Un mormorio vellutato. Solo una persona deteneva tanta grazia nel parlare.
E quella persona era Seiji.

Capitolo 5

Seiji lasciò andare il braccio di Kilari.
- Che ti è successo?Perché credevi che fossi Hiroto?- chiese Seiji con la sua consueta dolcezza.
Kilari non rispose. E nemmeno si girò.
- Ehi, Kilari? Ci sei?
- Scusa Seiji…lasciami in pace…
- Sicura? – si accertò lui mantenendo il suo tono, che a Kilari cominciava a sembrar quasi stucchevole.
Kilari si pentì :- no, affatto…
Improvvisamente, Seiji la prese tra le braccia, avvolgendola delicatamente.
Kilari non sapeva più che pensare. Seiji la stava abbracciando, cosa che anche Hiroto aveva fatto. Eppure era in balia di strane sensazioni. L’abbraccio di Seiji era assolutamente differente da quello di Hiroto. Era più docile. Più premuroso. Anche se le sue braccia non sembravano perdere, in forza, rispetto a quelle dell’amico.
Kilari non se n’era nemmeno accorta. Si trovavano sul marciapiedi che dava sulla spiaggia. Dove lei e Hiroto si erano lavati da capo a piedi. Dove erano corsi a comprare nuovi vestiti. Dove Hiroto l’aveva abbracciata. Kilari chiuse gli occhi con forza impressionante e scosse la testa.
- Scusa Seiji – Kilari scivolò via da quel piccolo nido – ma non posso proprio farlo.
- Capisco – asserì Seiji abbassando il capo con una vena malinconica – ma almeno vieni sotto l’ombrello – e sorrise.
Kilari faticò molto a ricambiare, complice la forte tristezza di cui era preda.
- Seiji, perché l’hai fatto? – chiese Kilari senza tatto.
- Cosa ?
- Perché…mi hai abbracciata? – specificò la ragazza arrossendo lievemente.
- Mah…eri così triste che non farlo mi pareva un delitto – si mise a ridere lui.
- Capisco – brusì Kilari.
- Però Kilari…ti va di raccontarmi cos’è successo con Hiroto? Vederti così infelice mi fa male…e anche a Kame-san!
Kilari si mise a ridacchiare quasi senza volerlo.
Spiegò a Seiji l’accaduto, qualche volta senza contenere le lacrime.
Lui la ascoltava con l'esclusione di aprir bocca. Qualche volta le porgeva un fazzoletto o le batteva la spalla con delicatezza per tirarle su il morale. Ma non intervenne e la lasciò sfogare.
Quando Kilari smise di parlare, Seiji disse:- Forse è questo che a Hiroto non riesce…
- Cosa ? – chiese Kilari un po’ stranita.
- Ascoltare quello che gli altri hanno da dire. Vedi, lui salta subito alle conclusioni. E spesso sbaglia, intendendo a rovescio e offendendosi inutilmente. Deve essere successo qualcosa che ha frainteso tra te e lui, e se l’è presa reagendo in malo modo. Ma in realtà , credimi, è davvero un bravo ragazzo. Non penso l’abbia fatto apposta…sta a te capire qual è la cosa che ha travisato…
Kilari cominciava a capire, e sul suo volto cominciò a riapparire un bel colore rosato.
Penso tu debba sapere di che si tratta Seiji. Forse ho capito… - si confidò Kilari.
Ma Seiji la interruppe:- Kilari, guarda!
Indicò con il dito la spiaggia. Il sole cominciava a far capolino tra le nubi, il cielo andava via via rischiarandosi. Seiji aveva visto qualcosa che a Kilari diede una carica incredibile.
- Hiroto! – esultò la ragazza.
- Corri! – le sorrise Seiji – và a parlarci!
Kilari scese le scale in legno che la dividevano dalla sabbia. Si mise a correre verso la battigia, in direzione di Hiroto. Però voleva ancora fare una cosa: salutare e ringraziare Seiji con un sorriso.
Ma quando si voltò, del ragazzo non c’era più traccia.
Kilari si mise una mano sul cuore. Il vento odorante di salsedine le attraversava il corpo, danzando intorno a lei a ritmo con i battiti del suo cuore. Hiroto non s’era accorto della sua presenza. Kilari si tolse le scarpe, lasciandole lì dov’era. Iniziò a camminare con flemme lentezza. Non poteva crederci. Strinse le mani chiudendole in pugni. Trasmise loro la tensione che provava. Voleva gustarsi quel momento così sabbatico. Si avvicinò tremante al corpo sottile ma ben strutturato di Hiroto e gli portò le braccia al collo.
- Ehi, sciocco, ti devo parlare – sussurrò Kilari avvicinandosi all’orecchio del ragazzo.
Hiroto si voltò. E con stupore la ragazza notò che stava piangendo.
Le si strinse il cuore. Così, come spinta da una forza maggiore, si avvicinò alle sue labbra e lo baciò. Come non aveva mai fatto né tanto meno immaginato di poter fare. Non ci credeva.
- Io non amo Seiji, Hiroto – a Kilari cominciarono a bagnarsi nuovamente gli occhi.
Hiroto era incapace di rispondere, rosso in volto e con gli occhi gonfi.
- Io amo te – affermò Kilari accorgendosi di aver il volto un'altra volta scanalato dalle lacrime.
- E io? – mormorò Hiroto.
La strinse fino a non immobilizzarla sulla sabbia. Con le mani le bloccò le braccia e chinandosi verso di lei rimase in silenzio tombale.
Kilari lo guardò preoccupata del fatto che non provasse davvero nulla per lei.
Hiroto mormorò:- chi credi che ami,io ? Mia nonna forse?
Il viso di Kilari si accese nuovamente dando vita ad una fragorosa risata.

Poco lontano Seiji, che in realtà non se n’era andato, stava seduto a terra con il volto tra le mani.
- Ma perché, l’ho incoraggiata?
Una lacrima rotolò anche lungo il suo viso.

Capitolo 6

Hiroto e Kilari si stesero sulla sabbia uno accanto all’altra, ascoltando il mormorio del vento.
- Com’è che sei scalza? È una nuova moda? – chiese Hiroto divertito.
- No sciocchino, era per non fare rumore, prima. Per coglierti alla sprovvista – Kilari gli strizzò l’occhio.
Sulle labbra di Hiroto sbocciò un sorriso.
- Vuoi dare l’annuncio allora? O no ? – chiese il ragazzo arrossendo un po’.
- Prego? – Kilari non aveva alba di quello che Hiroto le aveva chiesto.
- Sveglia, Kilari! Adesso stiamo insieme no? – Hiroto stava incominciando a irritarsi, com’era consueto.
- Non voglio nasconderlo a nessuno – rispose Kilari con aria di chi se l’intende, e si accoccolò tra le braccia di quello che ora, era il suo ragazzo.
Hiroto avvampò, anche se in fondo se la godeva.

Seiji intanto aveva preso a camminare per la città. Si era amaramente pentito di aver incitato Kilari. Non capiva bene cosa lo avesse spinto ad abbracciarla, e questa sua insicurezza lo torturava. La cosa che più lo mandava in bestia era il non aver chiari i suoi sentimenti.
E poi, forse aveva intuito quello che Kilari voleva dirgli. Però non ne era certo.
- Che ne pensi Kame-san? – chiese con un sorriso tirato, alla sua tartaruga.

- Sai Hiroto…- accennò Kilari avvicinandosi al viso del suo ragazzo.
- Mh? – sorrise lui.
- A dire il vero è un bel pezzo che mi piaci. Tu invece, che mi dici? – chiese Kilari con aria furbetta.
- Io? Mah…mi piaci dal primo momento che ti ho vista, niente di che…
Kilari si stupì:- ma allora, scusa, perché continuavi a spingermi a dichiararmi a Seiji?
- Era una buona copertura! – asserì Hiroto.
- Sarà…sei proprio strano…- lo provocò la ragazza con un sorrisetto.
- Senti da che pulpito! – Hiroto saltò addosso a Kilari con l’impeto e l'agilità di un felino.
Si misero a ridere come matti, rendendosi conto di sembrare anche un po’ sciocchi.
- Ehi Kilari! Che ne dici di tuffarci in acqua? Come quella volta! – propose Hiroto.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte.
Il dolce cullare delle onde avvolse i sue ragazzi, stretti in un dolce abbraccio. Il vento tesseva assieme i loro capelli, come l’atmosfera faceva con i loro cuori.
Hiroto si protese verso Kilari e la strinse a sé:- trattieni il respiro, ora.
- Cosa? Perché ? – chiese Kilari, eseguendo poi l’ordine.
Senza darle risposta, Hiroto la trasse sott’acqua, dandole un bacio. Intenso. Paricolarmente. Kilari si sentiva divorare dalla gratificazione, mentre l’acqua le carezzava il viso e intrecciava il suoi capelli. Riemersero dopo poco. Kilari poggiò il capo sulla spalla di Hiroto. I loro corpi erano interamente bagnati, ma non i loro cuori, che battevano all’unisono, partorendo un canto lento e flemme, che andava decantando il loro amore.
- Hiroto…- sussurrò Kilari accarezzando il volto del ragazzo.
Senza rispondere, Hiroto morse con delicatezza il dito di Kilari più vicino alla sua bocca.
- Che fai? – chiese la ragazza ridendo.
- Chi lo sa…– sussurrò Hiroto al suo orecchio, e baciandola un’altra volta.

Seiji, ritornato sui suoi passi, ricapitò in quel momento sul il marciapiedi dove aveva lasciato Kilari, poco prima. E vide quello che più di temuto s’aspettava. Non poté sopportare di vederla tra le braccia di Hiroto, né tanto meno il contrario. Questa sensazione, lo preoccupò.
“Passi Kilari…” si disse “ma Hiroto…”
Stava seriamente temendo per se stesso.

Capitolo 7

Il mattino dopo, Kilari si presentò di fronte casa di Hiroto e suonò il campanello, come da accordi presi la sera prima.
Kota e Nagumo giunsero ad accoglierla.
- Prego Kilari, entra – esultò Kota abbracciandola con fervore.
- Abbi pazienza, Hiroto arriva subito. Stranamente, è in ritardo, questa mattina – sentenziò Nagumo.
Hiroto scese le scale ancora a petto nudo. E specialmente, senza pantaloni.
- Oddio! Kilari! – sussultò– non immaginavo fossi già qui!
Kilari, nel vederlo così, arrossì selvaggiamente (per la vergogna, Hiroto fece lo stesso ) e nascose il volto tra le mani.
- Tranquillo, non ho visto niente! – assicurò girandosi.
Kota e Nagumo trascinarono Kilari in cucina :- scusa Kilari, dopo ieri sera, Hiroto si è improvvisamente rimbambito.
- E non vi ha detto il perché? – chiese Kilari indagando. Magari Hiroto aveva parlato loro dell’accaduto…chi poteva saperlo!
- No, si è rifiutato! – disse Kota.
Kilari sorrise, senza contenersi.
- Che c’è? – chiese Nagumo.
Prima che Kilari potesse rispondere, Hiroto piombò in cucina , questa volta con addosso i vestiti.
Investì Kota afferrando Kilari :-Noi andiamo! Siamo in ritardo terribile!! – strepitò chiudendosi la porta d’entrata alle spalle.
Kota e Nagumo si guardarono facendo spallucce.
Kilari e Hiroto rimasero soli in strada.
- Non ho fatto colazione, ti spiace se ci fermiamo al bar accanto all’agenzia? Non dovremmo avere problemi con i fans – chiese Hiroto.
- Ok – asserì Kilari sorridendogli.
Il locale era di dimensioni discrete, ma molto raffinato. I muri, bianco latte, erano decorati da stencil a forma di tazzine.
- Ci sediamo fuori o dentro? – chiese Kilari.
- Fuori – rispose Hiroto dopo aver riflettutoci un po’ su.
Si accomodarono ad un tavolino con sedie in vimini, sotto la tettoia esterna, ornata da lunghe corone fiorite.
- Salve Hiroto, cosa desidera? – chiese una cameriera dall’aria molto gentile, materializzandosi accanto a loro. A quel che pareva, si conoscevano.
- Sarebbe possibile avere un cappuccino e del pane tostato? Cinque fette – chiese Hiroto.
- Certamente, non si preoccupi.
Hiroto notò gli occhi imploranti della sua ragazza, e le chiese:- per te, Kilari?
- Eh? Oh…cappuccino e una pasta. Quella speciale, ha presente? – illustrò Kilari alla donna.
- Sicuro – sorrise la cameriera – arrivano subito.
Hiroto si mise a fissare Kilari con aria sconcertata :- sicura di star bene?
- Certamente! – rispose lei in piena tranquillità – perché me lo chiedi, scusa?
- Per il tuo stomaco, una pasta è … nulla! – e si mise a ridere.
- Tu dici?
- Ah-ah – scandì Hiroto divertendosi.
Dopo qualche minuto, giunse nuovamente la donna, con un vassoio in mano.
- Ecco a voi – disse.
- Posso pagare in anticipo? – chiese Hiroto.
- Certamente. Ecco lo scontrino.
La donna poggiò il vassoio sul tavolo :- servitevi pure.
Hiroto sbiancò quando vide la fatidica pasta ordinata da Kilari.
- Ma….è….è… - cercò di dire, senza riuscirci.
Kilari lo guardò :- Hiroto, ti presento la “pasta speciale Kilari” preparata appositamente per me dal pasticcere. Larga 20 centimetri per 20.
Hiroto iniziò a bere il suo cappuccino, ancora bollente, cercando di non farci caso.
- Innanzitutto, dobbiamo dare una notizia ufficiale – sentenziò Hiroto portandosi alla bocca una fetta di pane tostato.
- Già , ma come? – chiese Kilari portandogliela via servendosi dei denti.
- Ingorda! Restituiscimela! – sbraitò Hiroto afferrandola a sua volta.
A quel punto, come capendosi al volo, i due ragazzi incominciarono a mangiarla in contemporanea , mentre era sospesa tra le due bocche. Finché non arrivarono a toccarsi.
- Ne approfitto – disse Kilari con un sorriso, e gli diede un bacio.
Hiroto era di una tinta color peperone.
Kilari si mise a ridere :- sei troppo tenero!
- Ehi voi! – intervenne una voce dalle loro spalle.
Kilari e Hiroto di girarono in contemporanea :- Seiji!
- Che ci fai qui? Siediti! – sorrise Hiroto.
- Si, dobbiamo dirti una cosa ! – esultò Kilari.
- Lo so – rispose Seiji secco.
Sui volti di Hiroto e Kilari si dipinse un’espressione stupita.
- E siete semplicemente ridicoli – mormorò Seiji con asprezza.
- Ripetilo! – saltò su Hiroto, dopo qualche secondo di silenzio.
- Seiji…- Kilari era rimasta delusa e glielo si leggeva in volto.
Seiji sentì di non poter procedere oltre, allora studiò una strategia alternativa.
- Ridicoli, ridicoli, ridicoli! Perché non me lo avete detto subito? – Seiji si mise a ridere.
Hiroto voleva picchiarlo:- scemo! Mi hai fatto preoccupare!
Kilari si mise una mano sul cuore. Però leggeva negli occhi di Seiji, un sentimento, che nemmeno assomigliava, alla contentezza.
- Scusate, ma sono di passaggio – disse Seiji facendo per andarsene – ci si vede.
Lanciò uno sguardo ad Hiroto. Non lo aveva mai visto così raggiante. Passò poi a Kilari, sempre più bella.
Seiji sentì contrarsi lo stomaco.

Capitolo 8

Dopo aver riempito lo stomaco , Kilari e Hiroto presero l’ascensore e salirono in agenzia.
Si tenevano per mano.
- Ragazzi, un momento – li fermò la segretaria del Presidente.
Hiroto e Kilari si voltarono.
- Muranishi sta svolgendo un colloquio privato con un famoso dirigente di uno strano canale televisivo…potreste aspettare qui dietro, in sala d’attesa? Vi chiamo io, quando si libera – spiegò la donna.
Kilari e Hiroto fecero un cenno con il capo e presero posto poco più in là, su quelle sedie in plastica così rapprese e scomode.
- Accidenti, Hiroto – piagnucolò Kilari – mi sembra di star seduta su un cactus!
- Kilari, contieniti! – la riprese Hiroto mettendosi a ridere sottovoce.
Seguì qualche istante di silenzio, ma Kilari non seppe trattenersi :- uffa, ma quanto ci mette?
- Ragazzi! – li chiamò una voce conosciuta.
- Seiji? Ancora qui? – chiese Hiroto spiazzato.
- Ti do fastidio, forse? – rispose Seiji un po’ scocciato – sto aspettando di parlare con Muranishi ma è da stamattina presto relegato in ufficio con uno strano tipo.
Seiji prese posto accanto a Hiroto. Lo osservò di sottecchi. Era la prima volta che provava un sentimento complicato come quello : era come una forte ossessività verso entrambi. Hiroto, in particolar modo. Era questo che lo turbava.
- Che hai da guardare, Seiji? – chiese Hiroto cogliendolo in fallo.
-Ah! Niente, mi sono imbambolato – rispose fulmineamente.
Le lancette dell’orologio continuavano a scorrere, il tempo scivolava via come sabbia dalle mani.
- Che scatole…vado a sciacquarmi il viso, sto impazzendo! – decretò Hiroto alzandosi.
Kilari e Seiji acconsentirono scuotendo la testa.
- Allora, Kilari…com’è stare con Hiroto? – chiese improvvisamente Seiji.
- Meraviglioso! È così carino! – rispose senza pensarci molto lei.
- Capisco…
- E tu Seiji…sei innamorato?- domandò ingenuamente Kilari.
- Si…pazzamente…- affermò Seiji avvicinando il volto a quello della ragazza.
Kilari era immobilizzata: non capiva che stesse succedendo.
Seiji baciò Kilari, mentre lei non riusciva nemmeno a muovere gl’occhi.
- Ehi, Seiji – una mano si poggiò sulla spalla del ragazzo.
Quando si voltò vide Hiroto. Non si rese nemmeno conto di quello che succedeva. Hiroto lo afferrò per il colletto :- cosa credi di fare? Eh?
- Hiroto…scusa…- Seiji scappò via.
Scese le scale a tutta velocità. Nel correre andò a sbattere addosso a qualcosa…o qualcuno.
- Ehi! – si lamentò quel “qualcuno”, che pareva essere una ragazza.
- Scusa – Seiji si fermò.
Era una ragazza a occhio e croce della sua età. Capelli neri, mossi, e lunghi fino alla schiena. Corpo esile, non molto alta. Seiji scappò via. Il suo battito aveva cominciato ad aumentare. E questa volta, non pensava a Kilari.

Capitolo 9

Kilari tremava. Hiroto le poggiò una mano sulla spalla e avvolse la sua testa tra le braccia.
- Hiroto, cos’è successo? Perché fa così? – Kilari sentiva la sua voce rabbrividire.
Hiroto la strinse ancora più forte :- tu stai tremando, parleremo con Muranishi un’altra volta! Ora sarà meglio andare a casa.
Kilari non rispose ma si alzò. Le sue convinzioni brancolavano nel buio. Dopo quel bacio, si sentiva stranita, privata delle sue certezze.
- Mio padre non c’è, oggi doveva uscire, e non sarà di ritorno fino a mezzogiorno. Andiamo a casa mia, Hiroto – propose Kilari.
Il ragazzo mosse il capo in segno affermativo :- va bene.
Kilari aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre cercava di succhiare un po’ d’energia dal tepore delle braccia di Hiroto.
Come aveva potuto, Seiji, macchiarsi d’un impudenza tale? Lui, il loro migliore amico…che cosa lo aveva spinto a farlo? Kilari aveva il cervello in tilt.
Una volta davanti casa infilò la chiave nella serratura ed entrò, senza sciogliersi dall’abbraccio di Hiroto.

Seiji era scappato. Dalle sue paure, dal bacio appena dato, dall’ira di Hiroto…
Sedette su una panchina rugginosa del parco comunale.
Non si sentiva affatto meglio. Si asciugò la fronte madida di sudore, lasciando cadere la testa in avanti, come fosse privo di forze. Sentiva nascere in lui strani sentimenti, come se piccole piante infestanti andassero a rovinare il suo “giardino” emozionale. Ansia. Agonia.
- Perché l’ho fatto? – si chiese ad alta voce, mentre il lento frastuono del silenzio gli trapanava il cervello. Era questa contraddizione a farlo andar di matto.
Pensava a Kilari e Hiroto. A Hiroto, specialmente. Chissà perché?
Avvertiva un battito diverso, da parte del suo cuore. Un continuo pulsare. Agonizzante.
“Ma perché ho baciato Kilari se ora…penso a Hiroto?” si trovò a rimuginare Seiji.
Dal profondo del suo cuore, si augurava che fosse gelosia. Doveva esserlo. E se fosse stato qualcos’altro…come…affetto?
Seiji temeva. Per se stesso, e per la sua sorte.

Kilari aveva trascinato Hiroto in camera sua. L’era bastato ingurgitare qualche crépe dalla dispensa, per recuperare un po’ di vitalità.
- È stato incredibile – commentò Kilari seduta sul letto.
- In senso negativo, voglio sperare …- la riprese Hiroto un po’ offeso.
- Ma si, che vai a pensare? Non…non riuscivo a muovermi…è stato orribile – dichiarò Kilari.
All’improvviso il cellulare di Hiroto si mise a trillare :- Si?
- Hiroto? Sono il presidente! Ho saputo che siete venuti qui, prima…
- Oh, è lei Muranishi …bhe, è vero. Perché?
- Devo fare un annuncio speciale! Venite qui, per favore.
- Di nuovo?- chiese Hiroto un po’ scocciato.
Muranishi non rispose, e riattaccò senza tanti convenevoli.
- Kilari, dobbiamo tornare in agenzia…che seccatura! Mi ha appena telefonato il Presidente.
La ragazza fece un cenno e s’alzò afferrando le chiavi di casa.
Si rimisero in cammino verso l’agenzia, cercando di immaginare il motivo della chiamata.

Kilari e Hiroto presero posto di fronte alla scrivania del presidente.
La porta si spalancò all’improvviso- scusate il ritardo…
Era Seiji. I tre ragazzi rifiutarono di guardarsi.
- Il motivo per cui vi ho convocato è molto semplice, ragazzi. Ma da voi voglio la massima serietà – iniziò Muranishi con tono flemme.
Hiroto e Kilari avevano spostato le sedie per cercare di non stare vicino a Seiji : sapevano che fosse un po’ crudele, ma Hiroto temeva un secondo bacio, così aveva optato per quella strategia.
- Comunque, le cose stanno così : da stamattina ho avuto un lungo colloquio con il direttore di un famoso canale televisivo. Mi ha proposto una trattativa, che mi ha quasi convinto. Vorrebbe che, per la durata del contratto, cioè per tre mesi di fila, voi conduceste e siate ospiti, in dei programmi di sua esclusiva programmazione. Il compenso è molto alto. A patto però, che lavoriate con un’idol appena lanciata nel mondo dello spettacolo, che appunto, lavora per lui. Ci state?
Hiroto ci pensò un po’ su : se si fosse aggiunta una quarta persona, le cose sarebbero state più semplici, e il clima con Seiji si sarebbe smorzato. O almeno, lo sperava.
Kilari, dopo aver ascoltato con attenzione stava iniziando a pensare la stessa cosa. Forse, così la questione si sarebbe insabbiata. E sperava fortemente, che Seiji si innamorasse di quell’idol così tanto preannunciata.
- Lei è davvero molto simpatica, sapete? Tuttavia è in ritardo, cosa strana per una come lei…mah, aspetteremo! Intanto firmate il contratto.
Kilari e i due Ships presero delle penne e firmarono un foglio di carta, timbrato, e pieno di clausole.
I quattro rimasero in silenzio per qualche minuto finché la porta non s’aprì di scatto.
- Désolé! Je suis en retard terible! S’il vous plaìt pardonnez-moi! ( traduzione: “scusatemi sono in ritardo terribile! Spero vogliate perdonarmi!”)– disse una voce femminile alle loro spalle.
Kilari, Seiji ed Hiroto si voltarono : Seiji s’illuminò. Era la stessa ragazza si prima.
- Je suis ici pour travailler avec vous! ( traduzione: “sono qui per lavorare con voi”) – sorrise lei.
- Quelle est votre nom? (traduzione: “come ti chiami?”) – chiese Seiji in perfetto francese.
La ragazza era felice che ci fosse qualcuno che la capisse :- Je suis heureux que vous me comprenèz! Alizée, mon nom, si ! ( traduzione : “ sono felice che mi capisci! Mi chiamo Alizée, comunque” ) – scandì la ragazza con velocità impressionante.
Hiroto finalmente intervenne :- come facciamo a lavorare con lei sei non sa il giapponese? Almeno l’inglese, dico io!
- Oh, I can speak English very well! And Spanish, too. But, i cannot learn Japanese, it’s very difficult! ( non penso che serva la traduzione =D) – disse Alizée cambiando lingua come se nulla fosse.
- Ok, I understand – sentenziò Hiroto rassegnato.
Kilari era l’unica a non capirci una mazza :- potrei capire anch’io di che state parlando?
Muranishi le sorrise :- dovrete insegnarle il giapponese in tempo per il prossimo mese!
Hiroto saltò sulla sedia:- non è possibile! Siamo già il 25 del mese! Abbiamo cinque giorni!
- Non si discute, Hiroto – sorrise Muranishi – hai già firmato!

Capitolo 10

Kilari e Hiroto, fianco a fianco, stavano rincasando dopo aver parlato con il Presidente.
- Ho pensato che se Seiji si mettesse con Alizée, sarebbe tutto sistemato – dissero Kilari e Hiroto in contemporanea. Si misero a ridere a crepapelle accorgendosene, e immedesimandosi in quelle tipiche scene da film.
- Comunque, a parte gli scherzi, penso servirebbe a metter fine a questo strano comportamento da parte di Seiji. E poi, il bacio che ti ha dato significa una sola cosa : gli piaci. E io non ho nessuna intenzione di cederti a lui! - commentò Hiroto slacciando un bottone della camicia.
Kilari non rispose ma era estremamente felice che provasse quel sentimento nei suoi confronti.

Seiji era rimasto in agenzia con Alizée. Per lui era come uno spiraglio di luce. Una boccata d’aria nuova. Non c’era che dire, era capitata al momento giusto.
- Comment faire pour passer leur temps libre? (traduzione: “come passi il tempo libero?” ) – chiese Seiji alla ragazza.
Lei si mise a ridere :- l’ai beacoup de passions, compris la lecture ( traduzione : “ ho molte passioni, tra le quali la lettura”).
- Fantastique! Pour moi est la mệme (traduzione : “fantastico! Per me è lo stesso”) – esultò Seiji.
Alizée si mise a fissarlo intensamente, senza parlare.
- Quel est le probléme? ( traduzione : “qual è il problema?”)– chiese d’impulso osservando i suoi occhi blu.
Seiji sussultò :- Mais dites-vous? Je vai bien! ( traduzione: “ ma che dici? Sto bene!”)
Alizée era convinta del contrario :- Je déteste les gens qui mentent…et je sais que vous le faites (traduzione “odio chi racconta bugie…e so che tu lo stai facendo”).
Seiji rimase un attimo in silenzio. Alizée gli si avvicinò, portando il viso accanto a quello del ragazzo :- vous etes malate d’amour…n’est-ce pas? ( traduzione : “ tu soffri per amore…non è vero?”)
Seiji annuì con il capo :- centrée ( traduzione: “centrato”)
Alizée lo pregò :- raconte! (traduzione: “racconta!”)
Per il ragazzo non era facile, ma schiarendosi la gola disse:- Je suis en amour. Cependant, je ne sais pas QUI. Est douloureuse. J’ai embrassé Kilari plus tot…mais elle est avec Hiroto, y vous aime. ( traduzione : “ sono innamorato, ma non so di CHI. È doloroso. Ho baciato Kilari poco fa, ma lei sta con Hiroto. E si amano” ).
- Je vois ( traduzione “capisco”) – mormorò Alizée.
- Ma peur, ce’st trop bon de vouloir à la fois ( traduzione : “la mia paura è di volere troppo bene a entrambi”) – disse Seiji abbassando lo sguardo.
- Ma se hai baciato Kilari, vuoi bene a lei.
Seiji la guardò stranito:- hai parlato in giapponese!
- Sono stufa di dover fingere! Sono francese,ok, ma non sono certo un’ignorante! Il Giapponese lo so eccome! È solo un contratto con quel dannato produttore…tutto business – ammise la ragazza.
- Ah, capisco – sussurrò Seiji.
- Senti, sarà il nostro piccolo segreto, che ne dici?Io parlo in francese e tu…ti innamori di me – propose Alizée.
- Ok…anche se sembra un contratto mafioso! – Seiji si mise finalmente a ridere.
- Più che un contratto…- Alizée avvicinò le sue labbra a quelle di Seiji.
- Più che un contratto – ripeté – mi piaci da impazzire…- e gli diede un bacio.

Capitolo 11

Seiji aveva accettato con garbo la proposta di Alizée di stare assieme. Tuttavia, anche se per lei provava qualcosa in più di semplice simpatia, sentiva di aver sbagliato.
Però, si disse, non era nemmeno stata un’idiozia. Sperava che almeno così, quell’interesse ambiguo per la coppia Kilari – Hiroto si fosse dissolto senza lasciare traccia.

Kilari intanto, aveva lasciato andare a casa Hiroto, e si era messa a sedere su una panchina vicino casa. Si sfiorò le labbra: come poteva dimenticare il bacio che Seiji le aveva dato? Chiaro che, un po’ l’avesse infastidita. Lei amava Hiroto, non certo Seiji. Però, il desiderio che accomunava sia lei sia Hiroto, cioè che Seiji si mettesse con Alizée, un po’ la preoccupava.
“Bah…” si disse “non mi importa granché”.

Il cellulare di Hiroto trillò nuovamente :- pronto?
- Hiroto – disse la voce al di la della cornetta.
- Che vuoi? – chiese dopo aver riconosciuto la voce di Seiji. Era tentato dal chiudere subito la chiamata. E molto, anche.
Ma Seiji lo supplicò:- Hiroto, ascoltami. Io e Alizée stiamo assieme, adesso. Scusami per il bacio che ho dato a Kilari. Sei disposto a dimenticare?
Hiroto rimase in silenzio per un po’ iniziando a contemplare il pavimento. Era in cerca di una risposta.
- Mi ascolti? – chiese Seiji un po’ scocciato.
- E sia – sospirò Hiroto – riferirò tutto ciò a Kilari, domani andremo ad annunciare le coppie al presidente. Niente scherzi.
Seiji mormorò:- stai tranquillo. Ho dato la mia parola.
- Voglio crederci, o non ti guarderò più in faccia– disse Hiroto poco convinto. Attaccò il telefono.

Il mattino seguente Seiji, Hiroto, Alizée e Kilari si presentarono di fronte all’agenzia. A Kilari batteva il cuore, in maniera quasi spasmodica. Dopo che Hiroto le aveva riferito la telefonata che Seiji gli aveva fatto, si era un po’ preoccupata. Temeva che l’amico si fosse servito di Alizée per servir loro una piccola vendetta. Scosse la testa : non voleva pensarlo. Non poteva.
- Prego ragazzi, entrate – sorrise Muranishi.
- Signor Muranishi – Hiroto rimase in piedi, mentre l’uomo lo guardava preoccupato.
- abbiamo un annuncio da fare…e non so se le piacerà.
Per quell’affermazione, sul volto di tutti si dipinse un’espressione allarmata.

Capitolo 12

Muranishi continuava a guardare Hiroto con aria inquieta. Conoscendolo, quel tono serio era abitudinario, ma nella sua voce cambiava qualcosa.
- Dimmi Hiroto, sono qui ad ascoltarti – l’incitò il Presidente.
Kilari osservava Hiroto, perdendosi nella deliziosa risoluzione dei suoi occhi profondi. Lo trovava adorabile. Solo una piccola cosa però, la inquietava. E il bello, era che non sapeva distinguerla, in quel garbuglio di pensieri ch’era la sua testa.
- Dunque, signore – iniziò Hiroto – io e Seiji dobbiamo farle un annuncio.
- Arriva al sodo, per favore – implorò Muranishi che non stava più nella pelle, da quant’era agitato.
- Io e Hiroto – proseguì Seiji alzandosi – ci siamo fidanzati rispettivamente con Alizée…
- E con Kilari – continuò Hiroto facendo una carezza alla testa di Kilari.
Muranishi rimase in silenzio, facendo girare la sedia da ufficio fino a non dar loro le spalle ed appostarsi di fronte alla finestra.
Kilari si morse il labbro. Se il presidente non avesse accettato? E se avesse dovuto lasciare Hiroto?
Era terrorizzata, ma tacque, ingoiando il dispiacere che voleva uscirle di bocca.
- Io non ci vedo nulla di male – commentò Muranishi facendo poi una pausa.
- Allora va bene?- chiese Seiji d’impulso.
Come non ascoltandolo il Presidente continuò:- tuttavia i media, non si sa come, non l’hanno ancora scoperto. L’unica cosa che vi chiedo, è di evitare gli scandali. Per il resto, annunceremo il tutto in una conferenza che fisserò personalmente. Fino a domani, non mostratevi particolarmente predisposti gli uni verso gli altri. Manderò a ciascuno un messaggio con comunicati i dettagli e gli orari. Siate prudenti. Intesi?
Hiroto parve risollevarsi:- a meraviglia! Vieni Kilari, andiamo!
Muranishi li vide scomparire dalla porta, Seiji e Alizée compresi.
“Ragazzi , mi fido di voi” di scoprì a pensare.

- Non ti senti più tranquilla,adesso, Kilari?- chiese Hiroto portandosi le braccia dietro la testa.
- Penso proprio di si – sorrise lei.
- Chiaro che però dobbiamo stare attenti a quello che facciamo e a dove ci spostiamo. Meglio i posti appartati e dei travestimenti efficaci – sentenziò Seiji rimuginando.
- Je pense qu’il est évident (“ mi sembra ovvio”) – sentenziò Alizée scrollando la chioma scura.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Hiroto propose :- avete fame? C’è un fast food qui vicino…se ci travestiamo ben bene, nessuno ci noterà. Ci andiamo?
- Fantastique, Hiroto – esultò Alizée.
- Credo anch’io – commentò Seiji mostrando un sorriso.
- E tu, Kilari? – chiese Hiroto.
Non c’era bisogno di chiederlo, in quanto gli occhi di Kilari stavano brillando quanto diamanti.

Mezz’ora dopo, una volta essersi travestiti e dati appuntamento di fronte al fast food, Hiroto e Kilari, Seiji ed Alizée, entrarono alla ricerca di un tavolo.
- Posso aiutare?- chiese un cameriere che pareva ignaro della loro identità.
- C’è un tavolo libero? Siamo quattro – chiese Seiji.
- Si, all’angolo – rispose l’ometto.
I quattro amici presero posto iniziando a contemplare i menu.
- Hamburger e patatine per cinque!- esultò Kilari.
- Certo signorina – rispose il cameriere.
Quando se n’andò Hiroto chiese:- cinque?
- Io mangio per due, non ti ricordi?- chiese sorridendo.
- Ah, già – rispose Hiroto carezzandole la testa.
Alizée, Kilari e Hiroto si misero a ridere, ma Seiji avvertì una forte stretta allo stomaco.
Kilari si abbuffò non appena arrivarono gli hamburger. Lei e Hiroto stavano davvero bene assieme e si vedeva: non appena lei si sporcava la bocca con la salsa, lui accorreva in suo aiuto, mentre tutti scoppiavano a ridere. Mai un broncio tra i due, solo affettuosità.
Terminato di mangiare, Kilari commentò:- vado in bagno, devo rifarmi il trucco.
E si mise a ridere imitando Fubuki:- oh oh oh oh!
Hiroto quasi cadeva dalla sedia dal tanto scompisciarsi, mentre Alizée e Seiji stavano a guardare sorridendo.
Kilari scomparve lungo un corridoio laterale, con appeso un cartello : “toilette”.
- Vado anch’io – s’alzò Seiji massaggiandosi lo stomaco.

Kilari si stava ammirando allo specchio, mentre si sciacquava il viso. Era la più felice ragazza del mondo. Aprì la borsa e ne estrasse una deliziosa pochette. Iniziò a passarsi il mascara sulle ciglia, mentre osservava l’azzurro intenso dei suoi occhi, ravvivato da un unico pensiero : Hiroto.
La porta si aprì. Kilari non fece nemmeno in tempo a girarsi, per riconoscere una figura a lei familiare:- Seiji!
- Devo parlare chiaro, con te Kilari – il respiro del ragazzo si faceva pesante.
Seiji chiuse la porta.
Sul volto di Kilari, prese forma un’espressione di estrema agitazione.

Nel contempo Hiroto e Alizée, rimasti soli, stavano in silenzio tombale.
- Non ti sembra che ci stiano mettendo troppo tempo? – chiese di colpo Hiroto un po’ preoccupato.
- Oui – confermò Alizée.
- Mais je ne pense pas que nous devons côntroler (“ ma non credo ci sia bisogno di controllare”) – sussurrò avvicinando il volto a quello di Hiroto e facendo correre le dita sulla mano del ragazzo.
Sbatté le ciglia. Hiroto, rabbrividendo,si alzò di colpo:- io vado a dare un occhiata!

Seiji si avvicinò a Kilari:- Kilari…
- Ti prego, Seiji, sta’ calmo…- tentò invano di dissuaderlo la ragazza che si sentiva spingere contro il muro.
- No, Kilari.
Respiro sempre più affannoso e pesante. Il mascara scivolò dalle mani di Kilari, cadendo a terra.
Kilari fu spalle al muro, mentre aveva le braccia immobilizzate dalle mani di Seiji : - smettila! Smettila! Ti prego!
Seiji avvicinò il volto a quello di Kilari. La ragazza stava soffocando. Non riusciva a muoversi.
- No…- riuscì debolmente a dire.
Seiji la baciò a forza. Kilari stava svenendo; sentiva le forze abbandonarla. Nell’impeto sbatté la testa sul phon per mani a muro.
La porta si aprì di colpo:- Kilari, tutto bene?!
Era Hiroto. Kilari, riuscì a sentirne la voce. Quella piccola avvertenza, le diede un’improvvisa forza, tale da scansare Seiji. Kilari si gettò tra le braccia di Hiroto scoppiando a piangere.
Hiroto non ci vide più. Appoggiò una mano sulla spalla di Seiji, ancora girato. Quando questi si voltò, non perse occasione, dandogli un pugno in pieno viso.
- Come promesso – mormorò Hiroto, mentre la rabbia lo attraversava – non ti parlerò né ti guarderò in faccia mai più.
Gli voltò le spalle stringendo a sé una Kilari inerme e tremante.
Seiji rimase a faccia voltata. Mentre una lacrima rotolò giù per la sua guancia.

Capitolo 13

Hiroto si chiuse la porta alle spalle, senza preoccuparsi del fatto che Seiji fosse rimasto dentro.
Quel suo strano comportamento era giunto al limite, e non se ne capacitava più.
- Aspetta! – Alizée corse dietro a Hiroto e gli prese la mano - je t'aime! Perchè fai così?
Hiroto, con uno strattone se ne liberò, facendola cadere a terra :- è inutile che ci provi. Non abbocco.
Kilari si stringeva ad Hiroto. Poteva sentirne i battiti cardiaci. Che però, nemmeno lontanamente, riuscivano a raggiungere la velocità dei suoi.
- Hiroto – lo bloccò una voce ansante alle sue spalle.
- Non voglio ascoltare.
- Te ne prego…Hiroto.
- No!
Prima che Hiroto potesse rendersene conto, Seiji gli si lanciò tra le braccia, scansando Kilari con violenza.
Si mise a piangere, mentre Hiroto cercava di levarsi dalla presa:- Seiji, lasciami!
- No!
Hiroto stava man mano perdendo il controllo dell’amico. Kilari era a terra, non riusciva ad alzarsi.
Alizée si era rimessa a braccia incrociate, retta dalle sue lunghe gambe da fenicottero.
- Hiroto, vous etes stupide! (traduzione: “hiroto, sei uno sciocco”) – urlò scagliandosi contro al povero ragazzo.
Hiroto lottava contro Seiji che gli si stringeva addosso, e Alizée che lo stava praticamente malmenando:- lasciatemi, per l’amor di Dio!
Seiji si rabbuiò:- amore?
Ci fu un momento di silenzio. Poi Seiji alzò la mano, lasciando sospeso il braccio in aria.
- Amore – commentò. E fece per dare una sberla ad Hiroto.
Prima che potesse fermarsi, Kilari gli si parò davanti, lasciandosi colpire. Aveva radunato le sue ultime forze e si era alzata.
- Questo – sussurrò Hiroto – è troppo.
Kilari abbassò lo sguardo:- no, Hiroto.
- Eh?
Le lacrime avevano cominciato a scorrere sul viso arrossato della ragazza :- Seiji! Perché lo fai? Se vuoi…io…lascio…Hiroto, anche se sarebbe una cosa per me estremamente dolorosa. Ma ti prego,in nome della nostra amicizia, non coinvolgerlo. Non picchiarlo. Ti supplico. Lascialo stare.
- Stà zitta!- urlò Seiji dandole una seconda sberla.
- Kilari! - Hiroto era preoccupato e le mise le mani di fronte.
- Che t'ha fatto? Non l'hai baciata, prima? Rispondi!- gridò Hiroto, mentre la rabbia lo attraversava.
- Hiroto- Kilari prese dolcemente le mani del ragazzo tra le sue, lasciandole scorrere lungo il suo viso.
- Lascia stare - sussurrò accasciandosi a terra.
Aveva perso i sensi, probabilmente per lo shock.
- Ma che nobiltà d'animo– intervenne una voce da dietro un angolo ombroso.
Si sentì un fragoroso battito di mani. E una risata isterica.

Capitolo 14

Quella voce…non poteva essere…?
- Non sei cambiata, Kilari…
- Chi sei? – chiese Kilari con voce tremante senza nemmeno alzarsi da terra.
Un mantello nero scivolò dall’angolo in intonaco. Una figura longilinea e alta si mostrò ai ragazzi.
Il respiro affannoso di Seiji era l’unico suono che si poteva avvertire, mentre il fruscio dei capelli di Kilari faceva d’accompagnamento.
- Arashi! – urlò Alizée schiamazzante come un'oca.
Senza badarle, Arashi prese Kilari per un braccio:- non sprecarti, con questi buoni a nulla...vieni con me...
Kilari si scansò:- lasciami andare!
- Kilari, io voglio te! Ci dobbiamo sposare! – piagnucolò il ragazzo chinandosi a terra.
Hiroto si infiammò:- ma stiamo scherzando? Mollala, lei è la mia ragazza!
- Lo so, sciocco – ghignò Arashi lasciando la presa – per questo, lui mi è servito!
Arashi schioccò le dita e Seiji cadde a terra privo di sensi, come un inutile burattino.
- Non dirmi che…
- Ma bravo, i due neuroni che possiedi, finalmente si sono incontrati!- sogghignò Arashi con tono irritante.
Hiroto non ci vide più:- ti sei servito di Seiji! L’hai usato per avere Kilari! Per non parlare di Alizée!
Arashi si mise ad applaudire:- complimenti!
Kilari si alzò con lentezza:- mi fai schifo, Arashi.
- C-cosa? – il ragazzo era sbigottito.
- Ti sei servito del mio migliore amico, ci hai ingannati…mi fai schifo, te l’ho detto. Schifo, schifo, schifo!
- Spostati Kilari! – ordinò Arashi.
- Non puoi obbligarmi – mormorò Kilari.
- Spostati, Hiroto ha bisogno di una bella lezione!
- Non hai capito?
- Cosa?
- Smettila di importunarci, Arashi. Anche se picchierai Hiroto, non sarò mai tua. Mai. Mettendo in conto i dispetti che ci hai fatto, non appena sono arrivata a scuola, e questo…orrore…io non posso e non voglio perdonarti. Hai perso tutta la mia stima…mi dispiace.
Arashi rimase un momento in silenzio.
- Tu non hai il diritto, Kilari …– sussurrò.
Silenzio.
- ...di dirmi questo...non osare dirmi quello che devo fare! – Arashi si scagliò contro Kilari.
Hiroto le si precipitò davanti, ma senza che se ne rendesse conto, prima che si potesse difenderla, Arashi si accasciò tra le braccia di Kilari.
Com’era possibile?
Kilari lasciò cadere il corpo inerme del ragazzo: di fronte a lei, il braccio destro ad angolo retto.
- Non toccare Hiroto – sussurrò Kilari, portando un piede sopra Arashi. Era evidente che gli aveva assestato un pugno allo stomaco.
- Mi hai capita? Hiroto, per me è la cosa più importante. E adesso, fà rinvenire Seiji. Veloce!
- S-si- balbettò Arashi.
Hiroto era sbigottito. Una tale forza in una ragazzina così minuta…! Alizée osservava la scena in silenzio.
- Fin ora non sono intervenuta…ma ora…- mormorò.
Tutti rimasero in attesa del termine della frase.
Si avvinghiò ad Hiroto e gli diede un bacio:- je t’aime!
Sul volto di Kilari si accese l’ira più funesta mai vista prima.
- Alizée?- chiese guardando Hiroto.
- Dimmi, perdente? – cinguettò la ragazza.
- Non ti ha mai detto nessuno…che staresti da Dio al ciglio della strada?
Alizée divenne viola:- come osi, gallinella?
In contemporanea, Hiroto e Kilari le diedero un ceffone ciascuno.
Alizée cadde a terra, sbattendo il gomito. Aveva il viso più rosso di un peperone.
- Come osate?!?
Seiji intanto, era stato fatto rinvenire da Arashi. Per tutto il tempo in cui ne aveva combinate di cotte e di crude, era stato messo sotto ipnosi. Ecco spiegato il suo comportamento anomalo.
- Mi hai illuso, dicendo di amarmi…ora, ecco la punizione che meriti! – urlò Seiji dandole un terzo schiaffo.
Alizée non sapeva che dire, e indignata strillò:- cancello il contratto, anche con te, mago da strapazzo!
E verde d’odio, scappò fuori dal locale.
- Bè, Hiroto, credo si sia risolto tutto per il meglio…- disse Kilari, voltandosi e sorridendo al suo ragazzo.
-Lo credi tu! – ghignò Arashi alle sue spalle.

Capitolo 15

- Che c’è? – chiese Kilari con aria minacciosa.
Arashi rabbrividì:- mi rivedrete presto!!
Scappò via.
Hiroto sospirò:- siamo circondati da pazzoidi…
-Ragazzi, non capisco più niente…ma da quel che ricordo, sono stato un idiota completo. Scusate. – intervenne Seiji imbarazzato.
- Non ti preoccupare, Seiji – mormorò Kilari dandogli una pacca sulla spalla – non l’hai fatto intenzionalmente! Eri sotto ipnosi, sai?
- Accidenti, che avventure…- esalò Seiji.
- Già, scusami per quello che ti ho detto…non sapevo che…- provenne Hiroto.
- Fa niente, dai – sorrise Seiji.
Uscirono dallo stabile, arrivando sul marciapiedi.
- Bè, è ora di salutarci. A domani!
Prima che Seiji potesse finire la frase, una voce li spiazzò:- fermi!
I tre si guardarono:- oh, accidenti, di nuovo!
Era ancora Arashi, abbarbicato sulla cima del condominio di fronte. Con il mantello al vento ghignò:- Kilari sarà mia! Mia, mia, mia! E se non volete che mi butti da quassù, consegnatemela!
Hiroto sussultò:- siamo finiti, quello proprio non ci arriva…
- Ebbene? Che intendete fare? – chiese un po’ stufo dell’attesa.
- Mi pareva di essere stato chiaro, prima! Kilari è la mia fi-dan-za-ta, ok? – ululò Hiroto gonfio di rabbia.
- Ma davvero? Stà a vedere! – urlò Arashi con aria di sfida.
Si lanciò dall’edificio, ad occhio e croce alto mezzo chilometro, volendo cadere in mezzo al traffico. Le auto schizzavano a velocità elevata: voleva farsi schiacciare.
- Quello è un pazzo sclerato! – convenne Hiroto.
Kilari si mise a correre:- ci penso io!
- Kilari! Dove vai?! – urlò Hiroto.
- No! Kilari!!
- Kilari!!
Ad un tratto, un tonfo. E un rumore assordante.

Capitolo 16

- Kilari, no!- urlò Hiroto in preda al panico.
Ma era troppo tardi. Il corpo esile della ragazza, giaceva in mezzo alla strada, ripiegato su se stesso.
Arashi se ne stava indenne sul cofano di una macchina, in piedi ad osservare il cielo:- che bel tempo!
Era atterrato senza farsi un graffio. Non gli si erano nemmeno scompigliati i capelli.
Hiroto e Seiji non potevano crederci: Arashi non si era fatto nulla, e ancora non si preoccupava di Kilari.
Hiroto corse sulla strada, cadendo sulle ginocchia al fianco del corpo della ragazza. Le diede qualche leggero schiaffo in viso per cercare di risvegliarla. Ma sembrava non riuscirci.
- Chiamo l’ambulanza, Hiroto! – avvertì Seiji aprendo il cellulare con le mani tremanti.
Il traffico era bloccato. La macchina che aveva colpito Kilari era finita fuori strada, salendo sul marciapiedi e deviando il tragitto ad alcuni passanti.
- Non è possibile – biascicò Hiroto con un angoscia incalcolabile addosso. Respirava a fatica:- Kilari! Riprenditi! Kilari!
- Cos’hai da schiamazzare?- chiese Arashi quasi infastidito.
Hiroto si alzò. Avvicinandosi al corpo di Arashi, abbassò il capo. Gli prese un braccio e lo strattonò:- brutto idiota, non hai visto cos’hai fatto a Kilari?!
Arashi, che non se n’era davvero accorto portò lo sguardo sul corpo sanguinante della ragazza, steso a terra.
- Oddio! Kilari!- si mise ad urlare, mentre le lacrime gli rigavano il viso.
Seiji mormorò:- sei un vero stupido! non te n’eri accorto? Ma ti rendi conto??
Arashi si piegò sulle ginocchia, roso dal senso di colpa.
Hiroto tornò a sedersi accanto a Kilari. Le prese la testa tra le braccia e la strinse quanto poté.
Sentì , ad un tratto, il corpo muoversi. Con le ultime forze chiamate a raccolta, Kilari era riuscita ad aprire gli occhi.
- Hi…roto…? – chiese con voce flebile.
- Dimmi, Kilari – l’incitò il ragazzo senza staccarsene.
- Non…lasciare…la mia…mano…- mormorò Kilari.
Strinse con tutte le sue forze il braccio del ragazzo:- ti…prego…non…mi las…ciare… Hiroto…
- No! Non lo farò – Hiroto stava piangendo.
- Dì ad Arashi…che mi….dispia…ce – sussurrò Kilari attenuando sempre più la voce.
- Ehi Kilari! Kilari resta sveglia! Non chiudere gli occhi!
Arashi assisteva alla scena seduto sul cofano dov’era atterrato. D’un tratto si sentì la sirena tipica dell’ambulanza. E la polizia.
Gli operatori e gli infermieri chiesero ai presenti di fare largo:- spostarsi, per favore!
- Ci vuole l’elicottero, è grave!
- Si, provvedo…
- Svelti!
Quello che Hiroto sentiva era solo un gran vociare. Fu costretto a lasciare la mano di Kilari, mentre veniva caricata su un lettino. Gli occhi della ragazza si chiusero, ma la sua mano si muoveva, preda degli spasmi.
Arashi non ebbe nemmeno il coraggio d’alzarsi, come Hiroto.
Seiji non riusciva a muoversi, indeciso sul se piangere o urlare.
Hiroto rimase seduto a terra.
- Forza, ragazzo! – lo incitò un’infermiere tirandolo su per il braccio.
Ancora voci. Hiroto non sentiva quasi più.
- Forza, continuate a chiamare!
- Dai, dai! Animo!
- Potrebbe morire…!
Seiji si avvicinò ad Arashi e gli prese il viso con una mano.
- Mi hai davvero stufato, sai ?- disse sorridendo – Kilari si sta avvicinando alla morte, a causa tua.
Faceva paura, proprio per la leggerezza con cui diceva cose tanto pesanti.
Arashi tremava.
- è per questo…che ti odio, Arashi!- urlò Seiji dandogli uno schiaffo in pieno viso.
- Ha degli spasmi!
Finalmente, il rumore delle pale dell’elicottero.
- Era ora!
- Dai caricatela!
- Approfittate dell’ambulanza per caricare i passanti feriti! Muoversi, muoversi!
- Contattate i genitori! Fatevi dare un recapito!
Solo voci. Che ad Hiroto, toglievano sempre più minuti di stabilità.

Capitolo 17

Hiroto era rimasto in ospedale tutta la notte. Non aveva chiuso occhio, in preda all’agitazione.
Seiji gli era stato vicino, cercando di tirarlo un po’ su di morale. Appoggiò una mano sulla spalla di Hiroto. Voleva tranquillizzarlo un po’, anche se le speranze erano ben poche.
- Seiji…- mormorò Hiroto mestamente.
- Che c’è?
- Credi che si riprenderà?
Lunga pausa.
- Io…non lo so. Però devo parlarti, Hiroto. E tu dovrai ascoltarmi al massimo della concentrazione – Seiji puntò i suoi occhi azzurri su quelli scuri di Hiroto.
L’amico alzò la testa.
- Tu ami Kilari, è o non è così? – iniziò flemme.
Hiroto mosse il capo in segno affermativo.
- E allora ascolta: se la ami, stalle vicino. Trasmettile il tuo amore e convertilo in energia. Questo è il mio consiglio personale. Non devi lasciarti abbattere se non vuoi che Kilari ci lasci – concluse Seiji guardando l’amico dritto negli occhi.
- Ho capito – sussurrò Hiroto.
Seiji gli sorrise.
- Signori – intervenne una voce di donna.
Era un’infermiera:- Kilari può ricevere ospiti. Anche se…
Hiroto temeva di sentire una certa frase. Che purtroppo indovinò.
- Anche se, è momentaneamente in coma – concluse.
Hiroto si sentì morire. Ma Seiji gli sussurrò:- Energia. Trasmettile energia.
- Devo chiedervi di entrare uno per volta – li avvisò la donna.
- Entra tu per primo – suggerì Seiji riferendosi ad Hiroto.
- Bene, allora l’accompagno. Mi segua – lo condusse l’infermiera.

Hiroto socchiuse la porta della stanza. Lo invase il tipico odore ospedaliero. Kilari era distesa diligentemente sul lettino, coperta da un’insignificante lenzuolo e attaccata ad una flebo.
Hiroto sentì stringersi il cuore : com’era potuto accaderle? Non se lo meritava. Non lei.
Rimase in piedi, avvicinandosi al corpo inerme della ragazza.
La stanza era semi buia, davvero poco illuminata.
Hiroto fece correre le dita sulla mano biancastra di Kilari: si sentiva tremare.
Sul comodino accanto al letto, vi erano dei fiori freschi. Hiroto lesse il biglietto allegato: “con amore, da Arashi.
Senza indugio, come comandato da una forza maggiore, Hiroto afferrò il mazzo e, dirigendosi verso il cestino, lasciò cadere i fiori.
Di Arashi non voleva sentir parlare: non solo era uscito indenne dalla sua pazzia, ma anche aveva messo in pericolo Kilari. La quale stava lottando per la vita tutt’ora. Hiroto scosse la testa, quando all’improvviso le parole di Seiji gl’invasero il capo.
Energia. Trasmettere Energia.
Era quella la sua missione.
Chiuse gli occhi. Si chinò sul corpo stancamente accasciato di Kilari e le diede un bacio. Non se ne staccò finché non poté più respirare.
- Kilari – disse – questa, è la mia energia. Per te. Tienine conto – sospirò.
Kilari mosse la mano. D’un tratto. Brevemente. Ma le sue dita parvero voler intrecciarsi con quelle di Hiroto.
Ad un certo punto, Hiroto sentì la mano di Kilari stringere la sua.
Le dita si muovevano, fremevano.
- Infermiera! – chiamò Hiroto un po’ preoccupato.
La stessa donna di prima, aprì la porta:- che succede?
- Non so cosa le stia succedendo! Mi stringe la mano… - spiegò Hiroto affannosamente.
- Non riesco a capire se si tratta di una reazione o di spasmi. Nel primo caso saremmo già ad una buona apertura verso la guarigione. In caso contrario…ci allontaneremmo – mormorò l’infermiera.
- h..i…roto…
- Ha parlato? Come ti chiami, ragazzo? – chiese l’infermiera.
- Hiroto – rispose lui.
- Perfetto. Sembra avere delle reazioni positive…deve esserle successo qualcosa a livello psicologico che la ha smossa…sembra…una trasfusione di energia psicologica. Come hai fatto? Sei stato tu? – chiese la donna.
- Io non lo so…? – balbettò Hiroto.
- Vado comunque a chiamare il dottore. Ti chiedo di uscire, abbi pazienza. Penso che oggi pomeriggio la questione migliori.
La donna si chiuse la porta alle spalle.
- h…i…ro…to…io…ti…a…mo – sussurrò Kilari delirando.
Una lacrima scese lungo la guancia di Hiroto.

Capitolo 18

Il cielo si era oscurato. Una forte pioggia cominciò a scrosciare ininterrottamente, sfregiando ombrelli, case, volti.
Hiroto era stato costretto ad andarsene a casa da Seiji, che pretendeva riposasse un po’.
Non aveva un attimo di pace e dormire era l’ultima cosa che era in grado di fare.
Voleva gridare. Come non mai. Strinse il pugno, quando, all’improvviso, si sentì tirare la maglia.
Una voce di bambino gli chiese:- Hiroto? Come sta Kilari?
Era Kai, il suo fratellino.
Hiroto si abbassò fino a non arrivare alla sua stessa altezza:- Kai…io…io non lo so…
Lo abbracciò.
- Io non…lo so – disse Hiroto iniziando a piangere.

Seiji era rimasto in ospedale.
Stava cercando di distrarsi camminando per il corridoio spoglio. Nemmeno lui riusciva a darsi una calmata, e tutto ciò che riusciva a fare, era camminare su e giù con aria malinconica. Non si dava pace, proprio come Hiroto.
- Signor Hiwatari? – intervenne una voce di uomo alle sue spalle.
- Si? – rispose Seiji rinvenendo dai suoi mille pensieri.
- Voglio parlarle della situazione di Kilari Tsukishima. Tra qualche minuto l’infermiera che se ne occupa, la verrà a chiamare, in modo che possa farle visita. Il trauma cranico subito, oltre allo stato di coma, sta curandosi progressivamente. La situazione, anche se non buonissima, è accettabile. Ha degli spasmi continui e parla, delira, direi. Continua a ripetere un nome, a quel che sembra. Mi pare qualcosa come “Makoto” o “Hiroto” , non saprei. È un buon segno però. Le stiamo somministrando sempre meno farmaci, e ci sono sviluppi non trascurabili. In positivo, ovvio. Potrà ricevere un paio di visite in più settimanalmente parlando. Pare ci sia stato un evento che la abbia risvegliata dallo stato di coma, come una trasmissione energetica a livello psicologico…ma non abbiamo identificato questa fantomatica causa. Per ora, nient’altre novità.
- Va bene – disse Seiji – Grazie, dottore.
Aprì il cellulare e iniziò a digitare : “ Hiroto, Kilari sta meglio, pare che il tuo bacio abbia avuto gli effetti sperati ^^. In ogni caso, il dottore dice che può ricevere delle visite in maniera più frequente”.
Inviò il messaggio e chiuse il telefonino con uno scatto.
- Signor Hiwatari? Kilari può riceverla ora – disse l’infermiera attesa.
- Bene – rispose Seiji aprendo la porta della stanza.
Vide il corpo di Kilari steso, come privo di vita. E per certi versi, era così.
- Povera Kilari – bisbigliò sfiorandole la mano.
Di colpo, le dita della ragazza cominciarono a correre lungo la mano di Seiji, aggrappandosene.
Kilari iniziò a mugugnare.
All’inizio Seiji non capiva. Poi le parole del dottore gli risuonarono in mente.
- Hi…ro..to…hiro…to
Seiji sorrise.
La porta si spalancò:- sono corso qui il prima possibile!
Era Hiroto. Bagnato dalla testa ai piedi.
- Vuole solo te – sussurrò Seiji.
- Che? – chiese Hiroto non avendo ben capito.
- Continua a ripeterlo. Senza fermarsi.
- Ripetere cosa?
- Ascolta, Hiroto. Ascoltala.
- Hi…ro…to…hi…roto…hir..o..to…
La mano di Kilari stringeva quella di Seiji, ma il nome che usciva dalla sua bocca era solo e soltanto HIROTO.
- Ho un’idea! Hiroto, baciala ancora!
- Cosa?!
- Può darsi che ne seguano altri miglioramenti!
- Ok,allora…
Hiroto fece scorrere la mano sul viso di Kilari.
Le diede un bacio, chinandosi sul corpo della ragazza.
Lentamente, come un piccolo miracolo, gli occhi di Kilari si socchiusero, per poi aprirsi.
-Seiji! SEIJI! Chiama l’infermiera, svelto! – ordinò Hiroto.

Capitolo 19

Kilari cominciò ad aprire gli occhi e a vedere tutto con più nitidezza : si sentiva rinascere.
L’udito cominciava ad affinarsi. Sentì una voce, che pareva dire “ Kilari?”.
Subito dopo, vide Hiroto e sentì la sua voce appieno.
- Kilari? Come va? – chiese Hiroto quasi mettendosi a piangere.
- Tutto…tutto bene... – sorrise Kilari.
- Cosa succede qui?!? – domandò una voce di donna piombando nella stanza.
- Kilari si è svegliata! – esultò Hiroto.
Kilari si mise a sedere :- sto perfettamente bene.
L’infermiera commentò:- com’è possibile? Corro a chiamare il dottore!
Seiji si avvicinò al lettino:- come stai allora?
Kilari si stiracchiò:- che fame!
Seiji ed Hiroto si misero a ridere:- non sei cambiata!
-Piuttosto…di colpo mi sono risvegliata…cos’è stato secondo voi? – chiese Kilari un po’ intontita.
Seiji e Hiroto si guardarono con aria complice e scoppiarono a ridere:- niente di particolare!
- Ehi, voi lo sapete, non è vero? Ditemelo!
- Niente, niente !
- Daiiiii!
Ad un tratto entrò il dottore nella stanza:- Signorina Tsukishima! Cos’è successo? Anzi, COM’è successo?
Kilari scosse la testa guardando Hiroto:- Io non lo so !
- Bene – esultò il dottore staccandole la flebo – avvertirò io i parenti, non tema! Ma le raccomando, stia a riposo!
Kilari fece segno di sì con la testa.
- Visto che stai bene, andrò alla ricerca di Muranishi per riferire! Sono felicissimo! – sorrise Seiji uscendo dalla stanza.
- Si, anche io la lascio – disse il dottore – e lei, signorino…rimanga poco, mi raccomando!
Hiroto annuì felice.
Rimasti soli, senza che Hiroto se l’aspettasse, Kilari gli saltò al collo.
- Kilari!
- Hiroto! Quanto mi è mancato abbracciarti!
Il ragazzo avvampò. La strinse a sé :- anche a me, Kilari, sei mancata…
- Kilari, amore mio! – una figura piombò nella stanza, rovinando il bel momento.
Chi poteva essere se non Arashi?
Quando vide Hiroto e Kilari abbracciati, non aspettò nemmeno un secondo a dividerli:- togli le tue sporche manacce da mia moglie!
Hiroto si infuriò:- come osi?! Se non ti ricordi, Kilari è la mia ragazza!
- Che importanza ha! – commentò Arashi grattandosi la schiena.
- Coooooosa?!- gridò Hiroto.
- Ehi! Smettetela! – intervenne Kilari – noi tre...dobbiamo chiarire.
Nella stanza scese un silenzio di tomba.
Capitolo 20

Kilari si schiarì la voce dopo qualche minuto di silenzio tombale.
-Kilari, io ti amo! – esplose Arashi.
- Ma io no – mormorò Kilari.
- Infatti sta con me! – intervenne Hiroto.
Arashi gli fece cadere addosso una pioggia di polipi.
- Che schifo! Falli sparire! – strillò Hiroto furioso.
- Senti Kilari: io ti amo veramente, molla questo cialtrone e mettiti con me! – incitò Arashi.
- E io ti ripeto di no: siamo buoni amici, ma null’altro! – disse Kilari perdendo la pazienza.
- Dammi prova che ami davvero ‘sto tipo! – urlò Arashi additando Hiroto.
Kilari stette un momento in silenzio. Osservò Hiroto: indossava la divisa scolastica, con giacchetta e cravatta allentata, come suo solito.
- Vuoi una dimostrazione? – chiese Kilari alzando lo sguardo.
- Si! – affermò Arashi stringendo un pugno.
- Allora…– sussurrò Kilari.
Tirò dolcemente a sé Hiroto prendendolo per la cravatta, e quando l’ebbe accanto a sufficienza gli diede un bacio.
Arashi impallidì. Hiroto, al contrario avvampò.
Kilari lasciò la presa:- contento?
Arashi non rispose e scappò fuori dalla stanza.
- Kilari, non avrai esagerato? – chiese Hiroto sedendosi accanto a lei.
- No…- sussurrò Kilari sorridendo.
- In effetti concordo…!- convenne Hiroto rendendosi conto della bestialità detta.
Scoppiarono a ridere e si abbracciarono.
Kilari strinse nella sua la mano di Hiroto:- Finalmente, assieme…
Hiroto annuì ridendo, mentre Kilari lo congiunse ancor di più a sé.
La porta si riaprì. Una figura alta e longilinea fece il suo ingresso.
- Oh oh oh oh oh!
- Oddio, non dirmi che...- rabbrividì Hiroto senza voltarsi.
- Oh oh oh oh! Kilari come va? - chiese Fubuki.
- Bene grazie! Cosa ci fai qui Fubuki?
- Sono venuta a trovare Hiroto! Oh oh oh oh oh! - disse sfiorando il mento del ragazzo.
Hiroto sussultò.
- Dai, scherzo...- rise Fubuki - sono venuta per te! Una rivale invalida non mi dà filo da torcere!
Kilari si mise a ridere.
La porta si aprì ancora una volta.
- Ho l'arma segreta! - strillò una voce molto familiare.
Fubuki, Hiroto e Kilari si voltarono:- ancora tu!?!
- Tsk tsk! Kilari, ti innamorerai di me! Te lo giuro!! - strillò Arashi.
Si avvicinò ad Hiroto:- devo parlarle in privato, però.
Hiroto era titubante ma kilari inervenì:- lascia, tranquillo.
Fubuki e Hiroto allora uscirono dalla stanza.
- Arashi,sii chiaro e netto, per favore - disse Kilari con aria stanca.
- E va bene - sentenziò Arashi sbuffando.
Ci fu una breve pausa.
- Kilari io ti amo! - ripetè Arashi per la centesima volta..
- Ecco perchè...- sussurò avvicinandosi a lei.
La bloccò stringendole i polsi.
Kilari si sentì morire: ricordava quando Seiji, sotto manovra di Arashi l'aveva baciata immobilizzandola e picchiandola, ricordava l'incidente, le lacrime di Hiroto.
Non riuscì a ribellarsi. I ricordi duri degli ultimi tempi la bloccavano.
Poi però un gesto di Arashi la fece reagire all'improvviso. Il ragazzo aveva sollevato il lenzuolo del lettino. Se volontariamente o inconsapevolmente non si sapeva.
- Smettila! Hiroto, aiutami! - urlò Kilari riavvertendo le forze.
La porta si spalancò.
Capitolo 21

Era stata una frazione di secondo. Le labbra di Arashi le si avvicinavano sempre più, mentre raccogliendo forze non presenti, Kilari cercava di allontanarsi. Non ce la faceva. La sua pelle aveva ricominciato a bruciare sulle guance: sembrava che i ricordi avessero suscitato le stesse emozioni provate quando Seiji l’aveva picchiata. Sentiva un dolore che non c’era. La sua anima si ribellava, ma il corpo, stanco e reduce da un incidente, si rifiutava categoricamente di muovere il minimo passo.
- Kilari! Cosa succede?- chiese Hiroto irrompendo nella stanza, seguito a ruota da Fubuki.
La scena che aveva davanti era eloquente, ma in particolar modo familiare. Kilari era bloccata da Arashi che le stringeva il polsi mentre la baciava. Aveva lo sguardo di una martire. Sembrava che non fosse padrona del suo corpo.
- Adesso basta!! – urlò Hiroto scagliandosi su Arashi che ancora non lasciava le braccia di Kilari – è ora che tu la finisca!
- Smettila Hiroto…e lascia che raggiunga…il mio tanto sospirato traguardo! – commentò Arashi quasi in preda a deliri.
Prima che Hiroto potesse scannarlo, Fubuki intervenne:- ohohohohohohohoh!
- Che hai da ridere, Todo?! – strillò Hiroto furibondo.
Tutti nella stanza si immobilizzarono.
Fubuki non parlò: si avvicinò ad Arashi e prese il suo polso. Staccò il ragazzo da Kilari e lo spinse contro il muro opposto al lettino.
- Ascoltami, Arashi Amamia. Non azzardarti a parlare finché non avrò finito… e lascia che per una volta…sia io…a condurre il gioco…
Hiroto, che era andato a consolare Kilari, rimase immobile ad osservare la scena. Fubuki aveva fatto vittima dei suoi occhi di ghiaccio, il malcapitato Arashi. E stava torturando la sua parte debole: un ego plasticato e falso, valente quanto un ritaglio di cartone.
- Arashi Amamia… hai fatto Tsukishima vittima di un incidente automobilistico per soddisfare la tua sete di attenzioni…hai avuto il coraggio di ripresentarti ai suoi occhi…e, come se non fosse abbastanza…hai tentato di darle un bacio contro il suo volere. Tu, non la ami! Ami solo te stesso!- scandì rigida Fubuki.
L’azzurrognolo degli occhi di Arashi si era fuso con il blu intenso di Fubuki. Era un gioco crudele e fine; la psicologia di Arashi era martoriata da un sottile ed elegante randello chiodato, ma magistralmente servita sotto l’aspetto di un’affascinante sequela verbale.
Arashi non era capace di replicare.
Kilari osservava quasi in stato catatonico. Appoggiò la testa al torace di Hiroto e sentì gli occhi farsi pesanti. Non sapeva cosa succedesse: era certa del solo fatto che Fubuki stava facendo qualcosa di buono per lei. Ma quella fu l’ultima cosa che ricordò. Poi, solo il buio.
- Kilari! – chiamò invano Hiroto.
Fubuki non distolse lo sguardo da Arashi che la guardava come in trance:- è sicuramente svenuta…Hiroto, non ti preoccupare…rinverrà di sicuro tra poco…ma è chiaro…dopo uno shock del genere…provocato da Arashi Amamia…cos’altro poteva succedere?
Le parole di Fubuki uscivano come un rivolo. Dolce, sinuoso, accattivante, ma all’occorrenza carnefice di chi ci inciampasse dentro.
Hiroto adagiò il corpo di Kilari sul lettino e le stette vicino, prendendo parte come testimone a quella tortura. E infondo, se la rideva.

Capitolo 22

Hiroto, dentro se stesso, sentiva che quella crudeltà così ben servita era infondo, il pegno che Arashi doveva pagare. Doveva subire gli stessi traumi a cui Kilari era stata da lui crudelmente sottoposta, patire il fatto che per colpa sua aveva vissuto esperienze terribili.
Hiroto ne era profondamente convinto, anche se un’idea simile non gli sarebbe mai venuta.
Mentre Fubuki parlava, Hiroto spostò il suo sguardo su Kilari. Se ne stava accoccolata accanto a lui, come se lo stringesse a sé. Hiroto sorrise, provando un tuffo al cuore. Accarezzò il viso roseo di Kilari: era ingiusto. Ingiusto che dopo i suoi sforzi per dichiararsi non avesse ancora il diritto di stare in pace con la sua ragazza, ingiusto che proprio Kilari stesse così male e sotto pressione. Ingiusto. Punto.
Fubuki intanto continuava beatamente il suo giochetto di prestigio, avendo Arashi in pugno:- tu non sei pentito, Arashi Amamia. Non sei pentito, ma felice! Kilari sta male…per colpa tua…e tu te ne rallegri.
Arashi cominciò a parlare in apparente stato di trance, mentre le lacrime gli rigavano il viso spavaldo:- no! Non è vero!
- Lo è, Arashi Amamia…tu la odi…ami solo te stesso… - continuò Fubuki freddamente.
Arashi si portò le mani ai capelli, disperato :- no, io la amo, voglio sposarla! No! Non è vero!
- Zitto, Amamia, stà zitto! Zitto! Non hai il diritto di parlare! – disse Fubuki irritata – con le tue idiozie hai ridotto a uno straccio la mia miglior rivale, e non te lo perdonerò!
- Io la amo e non la lascerò mai! – piagnucolò Arashi in preda ad una crisi.
- Questo non è…- sussurrò Fubuki.
- Questo non è un comportamento da uomo! – urlò improvvisamente dandogli una sberla. .
Arashi cadde a terra, sbalzato dal colpo.
Ammutolì, seguito da Hiroto. Fubuki…che alzava le mani?
Kilari rinvenne, come se la il suo corpo fosse stato svegliato dal tonfo di Arashi che si accasciava a terra.
- Kilari! – disse Hiroto.
- Hiroto?
- Come va? Stai bene? Sei svenuta!
Kilari non rispose, ma osservò la scena. Arashi non aveva il coraggio di alzare la testa.
Arashi mormorò:- ho…capito quello che vuoi dirmi…
Si rialzò:- se la amo…dovrei lasciare che stesse in pace con Hiroto…non è così?
Fubuki annuì senza guardarlo.
- Ho concepito…il tuo messaggio…Todo…- sussurrò Arashi.
- Ecco perché…- continuò avvicinandosi a Kilari – io voglio…che tu, Kilari…ora mi picchi per farmi patire il dolore che hai provato tu…per colpa…mia
Kilari era immobile, mentre Arashi le si avvicinava.
- E sia – mormorò la ragazza spostando il braccio di Hiroto che la proteggeva.
Arashi aspettava addosso a sé il male più tremendo di tutti i tempi.
Kilari alzò la mano al soffitto.

Capitolo 23
Kilari sospirò.
Lasciò scivolare la mano sulla guancia di Arashi, sfumando le aspettative di tutti i presenti.
- Come posso farti del male, Arashi? – sorrise.
Hiroto e Fubuki rimasero di sasso.
- Anche se ne ho passate di tutti i colori…io voglio perdonarti – mormorò abbassando lo sguardo.
Calò un silenzio sospetto.
- Vedi, Arashi…tu sei il mio amico d’infanzia più caro, ma io amo Hiroto, e anche se tu sei simpatico e divertente, non posso accettare di mettermi con te. Spero tu capisca… - dichiarò Kilari.
Arashi tacque per un po’, poi sospirò:- lo avevo già capito da tempo…
- Cosa?! – strillò Hiroto.
- Io sapevo chi era colui che ami tuttora. E anche se non capisco cosa tu ci trovi, io…- iniziò Arashi.
Fece una pausa.
- Volevo mettere il tuo amore a prova. Magari c’era qualche speranza che ti innamorassi di me…chi poteva saperlo? – terminò un po’ intimidito.
Kilari, che all’inizio della dichiarazione aveva stampata in faccia un’espressione assente, sorrise dolcemente.
- Amici? – chiese la ragazza protendendo la mano.
Arashi rimase stupito. Come poteva Kilari, aver accettato senza fargliela pagare, tutte quelle sventure, quelle molestie e soprattutto l’incidente che l’aveva indotta al coma? Come?
- Kilari…mi dispiace – biascicò Arashi piangendo.
- Amici? – ripeté Kilari senza ritrarre il braccio.
Arashi sorrise:- Amici!
Fubuki e Hiroto si guardarono. Kilari possedeva una forza d’animo superiore a chiunque altro nella stanza. Ed era lodevole, per questo.
- Però continuo a non capire cosa ci trovi in questo sciattone…- intervenne Arashi di colpo, additando Hiroto.
Kilari disse :- una volta, una persona a me cara, mi ha detto che la persona che si ama non dev’ essere bella ma colei che ti fa battere il cuore…
Hiroto arrossì ricordando l’episodio.
- E per questo, io sono convinta…-continuò Kilari.
- Che la persona che amo è colei che mi fa scoppiare il cuore in petto,che mi incoraggia e accoglie tra le sue braccia quando ne ho bisogno. E quella persona…io l’ho trovata – dichiarò Kilari appoggiando la testa sulla spalla di Hiroto.